Xilografia
La xilografia su legno di filo viene eseguita su una tavola ricavata da un taglio longitudinale del tronco (solitamente pero, noce, melo, ciliegio, faggio), la quale viene incisa utilizzando il coltello e la sgorbia, un attrezzo dall’estremità concava.
La matrice di una xilografia su legno di punta è ottenuta da un tronco (pero, acero, sorbo, bosso) tagliato trasversalmente, in modo tale che il procedimento dell’incisione, realizzata con un bulino, non sia ostacolato dalle fibre del legno. Questo procedimento permette all’artista una maggiore finezza di dettaglio, e la possibilità di variazioni tonali.
Tra Seicento e Settecento in Europa si assiste ad un declino della xilografia, cui vengono preferite le tecniche calcografiche per la maggior precisione di dettagli che esse offrono. Sarà l’invenzione della xilografia su legno di punta, attribuita a Thomas Bewick (1753-1828), a riportare in auge la tecnica, nuovamente utilizzata per illustrazioni di libri e periodici.
Tra Ottocento e Novecento la xilografia è stata ampiamente utilizzata dagli ambienti d’avanguardia, in particolare dall’Espressionismo, che ha trovato in questa tecnica un mezzo appropriato al proprio stile ed alle proprie tematiche.