Litografia
Il termine litografia deriva dal materiale inizialmente utilizzato come matrice, la pietra (in greco lìthos), poi sostituita con più leggere lastre di zinco e alluminio.
L’artista disegna direttamente sulla lastra con matite, penne e pennelli che depositano una sostanza grassa in corrispondenza del segno tracciato. Grazie alla possibilità di realizzare la composizione direttamente sulla lastra, come fosse un foglio, questa tecnica è caratterizzata da una enorme libertà e varietà di tratto. La matrice viene poi inumidita con acqua, che si deposita dove non è presente il grasso. L’inchiostro, arricchito anch’esso con sostanze grasse, viene passato sull’intera superficie, aderendo solamente ai segni tracciati in quanto ripulso dall’acqua.
La matrice così lavorata è pronta per essere stampata in piano nel torchio litografico, o con il procedimento offset, il quale trasferisce l’immagine della matrice a un cilindro rotante di caucciù, che a sua volta lo trasporta sul foglio di carta. La stampa offset, per il doppio passaggio che la caratterizza, permette di ottenere il disegno nella stessa direzione nel quale è stato disegnato, differentemente da tutti gli altri sistemi di stampa che portano ad un capovolgimento della composizione.
La tecnica in piano fu largamente impiegata anche per opere di invenzione: si ricordano le litografie di Honoré Daumier (1808-1879), Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901), Marc Chagall (1887-1985), Carlo Carrà (1881-1966), Giorgio De Chirico (1888-1978).