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Bulino

Tecnica di incisione in cavo diretta che prende il nome dallo strumento utilizzato per incidere la matrice: il bulino, una sottile e affilata asta d’acciaio infissa in un manico di legno.
Il risultato dell’avanzamento del bulino sulla lastra è un solco netto e preciso, alle cui estremità si formano riccioli metallici che vengono eliminati mediante un raschietto per una pulizia totale del disegno. La difficoltà nel tracciare le curve con il bulino e la nitidezza delle linee portano questa tecnica ad avere un aspetto molto freddo e scultoreo; è tuttavia possibile rendere variazioni tonali tracciando segni di profondità e larghezza differente.
I metalli tradizionali per le incisioni a bulino sono il rame e lo zinco, ma sono stati utilizzati anche argento, ferro, ottone, acciaio e oro. Questa tecnica, se utilizzata su un metallo resistente, permette alte tirature in quanto la matrice incisa, grazie ai segni netti che la contraddistinguono, si rovina molto lentamente.
L’incisione a bulino come mezzo di stampa era conosciuta nelle botteghe dell’Europa centrale già dalla prima metà del XV secolo, come dimostrano le stampe del Maestro delle Carte da Gioco. Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento la tecnica si diffonde e viene adottata e raffinata da noti artisti, tra i quali Martin Schongauer (c. 1445-1491), Albrecht Dürer (1471-1528), Lucas van Leyden (c. 1494-1533).
La tradizione italiana attribuisce i primi esperimenti ai niellatori, e in particolare all’orafo Maso Finiguerra (c. 1426-1464), del quale nulla ci è rimasto. Tra gli artisti italiani che per primi si sono cimentati in incisioni al bulino si ricordano Antonio Pollaiuolo (c. 1431-1498), Andrea Mantegna (1431-1506), Marcantonio Raimondi (1482-c. 1530), il quale mostra le potenzialità della stampa di riproduzione, ossia quel genere di stampa che riproduce in incisione opere pittoriche come mezzo per diffondere la conoscenza dei capolavori dell’arte. Sarà a questo fine che l’incisione al bulino verrà particolarmente utilizzata nei secoli a venire, finché lo sviluppo delle tecniche fotomeccaniche, più veloci nell’esecuzione e più economiche, non soppianteranno questa usanza.
Altri importanti artisti del passato che si dedicarono alla tecnica sono Agostino Carracci (1557-1602), Jan van de Velde (1593-1641), William Blake (1757-1827).

Museo Civico delle Cappuccine
Via Vittorio Veneto, 1/a,
48012 Bagnacavallo RA

IDEAZIONE DEL PROGETTO

Diego Galizzi

GRUPPO DI LAVORO

Davide Caroli – direttore Museo Civico delle Cappuccine
Raffaella Gattiani – DM Cultura
Isabella Giacometti – IBC Emilia-Romagna
Fiamma Lenzi – IBC Emilia-Romagna
Martina Elisa Piacente – Museo Civico delle Cappuccine
Marco Ranieri – DM Cultura
Patrizia Tamassia – IBC Emilia-Romagna

Aggiornamenti e inserimento dati a cura del Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo (Gabinetto delle Stampe).

Le opere presenti in questo portale sono consultabili anche nel Catalogo Regionale del Patrimonio Culturale dell’Emilia-Romagna: PatER.

© 2021 Comune di Bagnacavallo
Museo Civico delle Cappuccine / Gabinetto delle Stampe

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